Il castagno è presente allo stato naturale in tre grandi aree geografiche: Europa, dove è coltivata per il frutto ed il legno la specie europea (Castanea sativa Mill.); Asia, luogo di origine di Castanea crenata Sieb. e Zucc. in Giappone e C. mollissima Bl. in Cina e Corea; Nord America, areale di provenienza di Castanea dentata Borkh., maestoso albero da legno, dominante nelle foreste di latifoglie dell'Est del Continente fino alla metà dle 1900, ora quasi estinto a causa degli attacchi di cancro corticale.
Secondo le statistiche F.A.O. (1999) la produzione mondiale di castagne, concentrata sopratutto in Cina e Corea, supera le 500.000 t/anno e l'Italia contribuisce per oltre il 14% al totale. Nel contesto europeo il nostro Paese mantiene il primo posto, con circa 78.000 t/anno pari ad oltre il 51% della produzione. Su tutto l'Arco Alpino fino a quote di 800-900 m s.l.m., lungo la dorsale Appenninica fino in Calabria, in Sicilia sulle pendici dell'Etna e in Sardegna, il castagno, da tempi remoti, caratterizza un paesaggio unico e particolare, testimonianza della vocazione del territorio per questa Cupulifera.
Tra gli areali vocati la provincia di Cuneo ha indubbiamente una posizione di spicco perchè questa pianta, oltre a trovare climi e suoli particolarmente adatti, è espressione storica radicata nella cultura locale. Dopo anni di declino della castanicoltura, dovuto ad una serie di circostanze sfavorevoli di natura fitopatologica (mal dell'inchiostro e cancro corticale) e di ordine socio-economico (spopolamento delle zone collinari emontane), dall'inizio degli anni '80 si assiste ad un'inversione di tendenza e ad un'attiva ripresa della domanda sia di legname che di frutti per il consumo fresco e per l'industria di trasformazione.