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La castanicoltura cuneese dal passato all'attualità
Grafico Profili di Dna del Garrone Rosso e del Marrone di Chiusa Pesio

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E' possibile che la presenza del castagno nel cuneese risalga a migliaia di anni addietro, ma è con ogni probabilità durante l'Impero Romano che si diffuse nelle vallate alpine. Verso il XIII - XIV secolo questa specie sostituì sempre più estesamente la quercia, essenza spontanea di ampia diffusione nella copertura forestale originaria. Nel XIV secolo in provincia di Cuneo assunse una rilevanza particolare: ne sono testimonianza i numerosi Statuti Comunali che fanno riferimento a questa pianta (Bounous, 1999), che per secoli è stata elemento fondamentale dell'economia agricola locale.
Attualmente, nel Cuneese, la specie ricopre oggi il 14% della superficie agricola e forestale e la produzione annuale è di circa 8.400 t. Nel ricco panorama varietale non mancano cultivar adatte a soddisfare le esigenze dei più svariati impieghi. A testimonianza di questa ricchezza di ecotipi e cultivar di pregio, nel 1997 ne sono stati censiti oltre 50, includendo sia le varietà principali e più conosciute che entità reperibili ormai solamente in specifiche vallate (Bounous et al. 1998).
Ogni cultivar ha la peculiarità di impiego e attitudini alla trasformazione. Negli ambienti che favoriscono la produzione di primizie la Castagna della Madonna o Canalina, nel Roero, la Selvaschina e le varie Tempurive o Tempestive, presenti nelle parti più calde delle valli alpine, sono apprezzate e ben retribuite dal mercato. Nel Monregalese e nel Cebano le cultivar locali a frutto piccolo, dolce e facilmente pelabile (Gabbina, Frattona, Siria, Ciapastra Rossastra, Spinalunga) sono tradizionalmente essiccate per produrre castagne secche (o bianche) e farina.
Tra i marroni ed i marron - simili, di pezzatura maggiore, selezionati e coltivati per lavorazioni di pregio in pasticceria tradizionale e nell'industria dolciaria, oltre al Marrone di Chiusa Pesio, sono segnalati Garrone Rosso e Nero. La tipicità delle castagne cuneesi può venire riconosciuta dal reg. 2081/92 dell' Unione Europea che prevede l'istituzione della Indicazione Geografica Protetta (IGP) e della Denominazione d'Origine Protetta (DOP) a tutela dei prodotti delle aree vocate, sulla base del presupposto che questi possono vantare caratteristiche sensoriali (aspetto, profumo, sapore) e nutrizionali superiori, grazie alle condizioni ambientali e alle tecniche di trasformazione (Bounous, Giacalone, 1992). Le particolarità che differenziano le varietà della Provincia risultano dall'interazione di fattori naturali ed antropici e sono legate al genotipo, all'effetto degli impollinatori sul frutto, al pedoclima, fortemente vocato alla coltura.
I tratti genetici delle numerose cultivar sono molto importanti perchè derivano dal lungo e parziale lavoro operato dall'uomo nel selezionare le piante migliori. Oggi le moderne tecniche di analisi molecolare permettono di definire i profili genetici, "l'impronta digitale" di ciascun tipo di castagna (Marinoni et al., 2000) ed è questa una ricerca che il Dipartimento di Colture Arboree dell' Università di Torino stà svolgendo in collaborazione con la Regione Piemonte e l'IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente). Dalla conoscenza del genotipo di ogni cultivar si potrà giungere alla costituzione di IGP, definendo i profili qualitativi e sensoriali tipici delle varietà, ai fini di difenderne l'origine.